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Il ragazzo invisibile – Conferenza stampa del nuovo film di Gabriele Salvatores

01/12/2014 | Interviste |
Il ragazzo invisibile – Conferenza stampa del nuovo film di Gabriele Salvatores

Anteprima romana questa mattina per Il ragazzo invisibile, esperimento fantasy del regista Gabriele Salvatores, premio Oscar per Mediterraneo che si cimenta con un’inedita storia di supereroi che omaggia anche il cinema per ragazzi degli anni ‘80, una vera novità per il cinema italiano.
La storia è quella di Michele che ha 14 anni e vive in una tranquilla città sul mare. A scuola non è è popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa. A Michele basterebbe avere l’attenzione di Stella, sua compagna di classe. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Ma ecco che un giorno il succedersi monotono delle giornate viene interrotto da una scoperta straordinaria: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. La più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio. 

Presenti alla conferenza stampa seguita alla proiezione, il regista Gabriele Salvatores, gli autori del soggetto e della sceneggiatura, Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo e i protagonisti, i due giovanissimi Ludovico Girardello e Noa Zatta, e gli attori adulti Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio e Christo Jivkov. Seduti accanto a loro, i produttori Nicola Giuliano per Indigo e Paolo Del Brocco per Rai Cinema. 
Il film uscirà nelle sale giovedì 18 dicembre in oltre 400 copie (destinate forse ad aumentare, come ha sottolineato Paolo Del Brocco) distribuite da 01 Distribution.

La prima domanda è per Gabriele Salvatores. Dopo l’esperienza di Nirvana avevi detto che ti sarebbe piaciuto girare l’invisibile …
Gabriele Salvatores: “Se è vero che il cinema ha due anime, una più realistica alla Lumière, l’altra più fantastica, alla Meliès, io ho sempre oscillato fra queste due tendenze, e mi sono chiesto se si possa riuscire a metterle insieme.  Ma l’attrazione più forte per me è sempre stata quella di poter esplorare mondi fantastici e paralleli. Mi piace molto ricordare una frase del filosofo Jacques Derrida che diceva “La potenza del cinema è rievocare fantasmi”. Ecco, in una sala, al buio, se vedi proiettati i fantasmi che ti ricordano qualcosa, allora per me è una cosa soddisfacente”.

Un’altra domanda per il regista. Perché è così difficile in Italia fare un film di questo tipo? La scelta di mettere nei titoli di coda alcuni momenti degli effetti speciali è una specie di invito, quasi a dire: vedete, si può fare? A che punto è la lavorazione del probabile sequel?
Gabriele Salvatores: “L’idea non è mia purtroppo, quindi vorrei girare la domanda a Nicola Giuliano e agli sceneggiatori”.

Nicola Giuliano: “La domanda che ci siamo posti è perché noi italiani non facciamo questo genere di film? Ci vogliono passione e perseveranza di riuscire a farlo. Bisogna vedere se si è disposti  ad accettare che questo genere sia fatto dal cinema italiano. Per quanto riguarda la seconda puntata, la stiamo già pensando”.

Rispondono anche gli sceneggiatori:
Stefano Sardo: “Volenti o nolenti noi siamo cresciuti con un certo tipo di immaginario, i supereroi fanno parte del nostro DNA. Certo, aver avuto la spinta da Nicola Giuliano e dalla Indigo ci ha fatto sembrare la cosa più naturale. E poi, sentiamo che c’è altra benzina...”.

Ludovica Rampoldi: “Per noi è stata una bella sfida attingere al nostro immaginario di bambini degli anni ’80. Non sapevano che budget avrebbe avuto il film, però sapevamo che tutto il film sarebbe costato come un minuto de I guardiani della galassia. Abbiamo cercato una chiave più europea e abbiamo cercato di raccontare con più verità e realismo il sentimento di spaesamento dell’adolescenza”.

Alessandro Fabbri: “Abbiamo cercato di dare un’anima al film, pensando a cosa significa invisibilità applicandola a un’età (l’inizio dell’adolescenza) dove ci si sente invisibili agli altri, agli amori, ai genitori, ma al tempo stesso si vuole anche sparire”.

Una domanda al regista, cosa ha generato questa specie di 'superpotere' che hai di fare film insoliti?
Gabriele Salvatores: “La cosa che è successa davvero è che mi è arrivato una specie di superpotere nel 1992 con l’Oscar, un superpotere che ho vissuto stupidamente ma anche con un po’ di senso di colpa, prima di tutto perché c’erano film in corsa per l’Oscar molto migliori del mio e poi perché era solo il mio terzo film e Hollywood allora era un po’ “l’impero del male”, era come ricevere la statuetta da Darth Fener.
Cosa ha generato questo superpotere? Grandi responsabilità per dirla con Spider-Man, perchè devi restituire qualcosa di fronte a una botta di fortuna di quel genere, allora ho pensato di provare a fare cose che gli altri non potevano fare come ad esempio quando ho chiesto di fare un film come Nirvana. La cosa carina è che in questa maniera cerco di mantenermi giovane e quindi arrancando in questo piano inclinato ci ho provato anche con i supereroi”.

Una domanda a tutti gli attori sui personaggi: che tipo di personaggi sono e come vi siete approcciati a loro? E al piccolo protagonista: è stato difficile interpretare il tuo ruolo?
Valeria Golino: “Il mio personaggio è una persona buona, innamorata di suo figlio, una donna molto materna, onesta. Io ho pensato che con questo personaggio dovevo fare l’opposto, dovevo portare questo personaggio ad avere poco mistero, anzi doveva fare da veicolo allo spettatore nel rendere credibili le cose che accadono nel film. Mi sono ispirata a un’attrice che ammiro molto, Toni Collette che nel Sesto senso interpretava la madre del bambino protagonista, ho pensato che quel personaggio rendeva tutto credibile quello che succedeva. Ho pensato che fosse il mio dovere nel film: esserci senza fronzoli, e poi c’è stato anche il divertimento di fare un film di questo tipo”.

Fabrizio Bentivoglio: “Il mio è un personaggio doppio suo malgrado, questa sua doppiezza era anche una patata bollente perché ne andava della credibilità e su questo ci siamo concentrati cercando di farlo con nulla, quasi di non far sentire il confine tra il mondo reale e quello fantastico e che finisce per ammettere di non aver capito neanche lui quello che è successo. Farlo poi con una persona con cui si ha questo grado di condivisione rende ancora più saporito il tutto”.

Christo Jivkov: “Lavorare sul mio personaggio è stato più facile dei miei colleghi perché ha super-poteri, lui è uno degli Speciali. E’ stato molto divertente”.

Ludovico Girardello: “E’ stato bellissimo trovarmi sul set con attori di grande esperienza e con un regista premio Oscar. E’ il mio primo film, ho fatto 5 provini prima di avere la parte e mia madre aveva l’ansia di sapere cosa succedeva ma io non più di tanto (ride). Io sono di Vittorio Veneto, un posto piccolo e questo dice tutto”.

Noa Zatta: “E’ il primo film anche per me. Il mio personaggio è questa ragazzina che si è trasferita da poco in città, viaggia molto, vive un po’ nel suo mondo, per questo a lei non risulta tanto difficile credere nell’esistenza del ragazzo invisibile, l’ho trovata molto simile a me. Anch’io ho fatto 4-5 provini, fin dall’inizio mi hanno fatto fare prove su parte, ero molto emozionata”.

Un’altra domanda per Salvatores. Che tipo di film fantasy e di supereroi ti piacciono? C’è qualcosa di te in questa figura di adolescente del tuo film?

Gabriele Salvatores: “Non tutti i film di supereroi mi piacciono, ma alcuni molto, ad esempio il primo Batman di Tim Burton ma anche Il cavaliere oscuro di Nolan, il primo Spider-Man di Raimi mi è piaciuto molto e poi un film secondo me straordinario e più vicino al mio film è Lasciami entrare di Tomas Alfredson che non è un film sui vampiri ma sull’amore. E’ questo tipo di approccio al fantasy che mi piace.
Che tipo di adolescente ero? Probabilmente ha ragione il mio analista, ero molto simile al Michele del film con un vantaggio in più: che i miei 13 anni erano nel 1963-64, ma soprattutto la cosa che mi ha salvato è stato il mio incontro con una chitarra”.

Sempre per Salvatores. Nel film si parla anche del lato oscuro del potere? Oggi che viviamo in una società dominata dall’apparire, la soluzione, il vero successo, è sparire o quanto meno rendersi poco identificabili?
Gabriele Salvatores: “In effetti non so se è un messaggio per le nuove generazioni, sicuramente lui per diventare visibile, per essere riconosciuto, deve diventare invisibile. Il protagonista del film per prendere una personalità deve diventare invisibile: solo così riuscirà a farsi notare”.

Ci troviamo di fronte a due generi di film che in Italia non vengono fatti: da un lato c’è il versate supereroistico e dall’altro il cinema per ragazzi. Quale dei due è venuto prima? Per Gabriele Salvatores quale dei due aspetti ha la meglio?
Nicola Giuliano: “L’idea nasce dalla frequentazioni cinematografiche pomeridiane con i bambini e dallo studio delle reazioni che vedevo in loro quando passavano diversi trailer e ho pensato che il nostro cinema non sviluppa un bacino così grande. Poi mi sono chiesto che tipo di personaggio si poteva creare. Io sono cresciuto con la Marvel e ho sempre immaginato di avere un super potere e ho pensato: questo potrei essere io. Era importante trovare un chiave di immedesimazione italiana e infatti per gli effetti speciali ci siamo rivolti a una società italiana. E poi c’è il tentativo di accompagnare il film con un lancio studiato, di creare un appuntamento per questo film partendo da molto lontano con il lancio del primo teaser molti mesi fa, poi abbiamo pensato ad una graphic novel pubblicata da Panini, ad un romanzo che uscirà per Salani e ad altre iniziative come un concorso musicale per musicisti invisibili: sono arrivati 350 pezzi, tre dei quali sono nella colonna sonora. E’ stata un’operazione lunga e complessa”.

Gabriele Salvatores: “Io avevo detto qualche volta che avrei voluto filmare l’invisibilità. Per questo film abbiamo dovuto riformare un po’la grammatica cinematografica, ci sono cose che non si dovrebbero fare in un film tradizionale e soprattutto non potevo fare un eroe invisibile che non si vede mai, dovevo stabilire un patto col pubblico per cui dovevo mostrare qualche volta il protagonista e qualche volta no”.

In che modo il fumetto è diventato film e viceversa?  
Alessandro Fabbri: “Abbiamo fatto prima il film e non abbiamo pensato subito al fumetto. C’è stato prima il film e poi c’è stato il fumetto e infine il romanzo. Il fumetto è una sorta di prequel del film, è un antefatto che racconta soprattutto il personaggio di Andreij. Il romanzo è arrivato per ultimo, ci ha consentito di raccontare la storia del film, non dovendo sottostare ai tempi della narrazione cinematografica, ma ‘zoomando’ su ognuno dei personaggi, potendo raccontare anche i loro pensieri e le loro emozioni. E’ stato un grande apprendistato, anche per preparare un eventuale sequel”.

Cosa state facendo a livello di comunicazione per far arrivare il film ai ragazzi?
Paolo Del Brocco: “Stiamo cercando di andare su tutti i canali di comunicazione, ma secondo noi non è un film solo per ragazzi, è anche per le famiglie e ragazzi più grandi”. 

Interviene anche una rappresentate della società “Panini Comics” che ha pubblicato il fumetto tratto dal film: “E’ stato naturale per noi partecipare a questo progetto. In realtà i supereroi non sono una lettura di nicchia e il fatto che anche in Italia ci sia un cinema di questo tipo ci ha invogliato. Noi abbiamo voluto proporre un progetto che non fosse il classico fumetto abbinato a un film, non è un adattamento, ma sono le origini di questi “Speciali” (le persone come Michele, il protagonista, dotate di superpoteri n.d.r.) che poi alla fine è una delle cose più affascinanti che tu puoi sapere di un eroe, le sue origini”.

Quanto è costato il film?
Nicola Giuliano: “8 milioni di euro, un budget piuttosto elevato per un film italiano, è stato coprodotto con la Rai e ha contribuito il Ministero ed è una coproduzione francese con Pathé e ha beneficiato del sostegno di Eurimages e delle norme sul Tax Credit”.

L’ultima domanda è per Gabriele Salvatores. Il tuo supereroe è un ragazzino, in un eventuale sequel manterrai il solito cast?
Gabriele Salvatores: “Devo dire prima una cosa sull’uscita del film a Natale, Marrakech Express uscì a maggio del 1989 ma con il passaparola è rimasto nelle sale fino a Natale, poi hanno dovuto smontarlo. Sono molto contento di misurarmi con questa uscita natalizia. E’ un film per ragazzi ma non solo, deve combattere contro questo preconcetto: si può fare un film di supereroi in Italia? Voglio che il pubblico esca dal cinema contento. Spero che Rai Cinema riesca a proteggere e portare più avanti del periodo natalizio una piccola parte delle 400 copie con cui uscirà.
Quando ero ragazzino era molto tempo fa! Non c’era ancora l’Uomo Ragno, l’unico supereroe che c’era era Flash Gordon ma non si può definire neanche supereroe. C’è poi un ‘supereroe dell’anima’ che amo da sempre, Corto Maltese. Ma i supereroi veri e propri mi piacciono molto, sono molto vicini al cinema.
Se manterrò lo stesso cast in un eventuale sequel? Non so, avrei pensato a Brad Pitt…" (la battuta provoca una reazione divertita di Valeria Golino che nel film interpreta la mamma del supereroe).

Elena Bartoni 
 

 


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